Cos’è il chatbot ELIZA

Il chatbot ELIZA è un caso studio fondamentale nella sfera del Natural Language Processing (NLP). È considerato il primo Conversational agent della storia. La sua iterazione più famosa DOCTOR fù progettato per impersonificare uno psicoterapeuta rogeriano (terapia basata sul riflettere le domande) e simulare una conversazione umana.

Caratteristiche di ELIZA

La peculiarità di ELIZA non risiedeva in una vera intelligenza, ma in un trucco algoritmico relativamente semplice. Il suo funzionamento si basava su due principi chiave:

  • Pattern Matching (Corrispondenza di modelli): ELIZA analizzava l’input dell’utente alla ricerca di parole chiave o frasi specifiche (pattern). Ad esempio, se un utente scriveva “Mi sento triste”, ELIZA riconosceva il pattern Mi sento [EMOZIONE].
  • Risposte basate su template: Una volta identificato un pattern, il programma applicava una regola di trasformazione per generare una risposta. Seguendo l’esempio precedente, la regola poteva essere: “Perché dice di sentirsi [EMOZIONE]?” oppure “Da quanto tempo si sente [EMOZIONE]?“. Se non trovava nessun pattern conosciuto, ricorreva a frasi generiche come “Mi parli della sua famiglia” o “Continui”.

Effetto ELIZA

L’ effetto ELIZA fù la tendenza delle persone ad attribuire comprensione, intelligenza ed empatia a un programma anche quando sanno che si tratta di una macchina che segue semplici regole. Molti utenti si sentivano sinceramente “ascoltati” da ELIZA, nonostante la sua totale mancanza di comprensione.

Critiche ad ELIZA

Le critiche a ELIZA furono importanti e provennero principalmente dal suo stesso creatore:

  1. La critica fondamentale è che ELIZA non capiva assolutamente nulla del significato delle parole. Era un abile manipolatore di simboli, ma non possedeva alcuna conoscenza del mondo, memoria contestuale della conversazione o capacità di ragionamento.
  2. Joseph Weizenbaum rimase sconcertato e allarmato nel vedere quanto facilmente le persone, inclusa la sua segretaria, si lasciassero ingannare dal programma, confidandogli problemi personali e credendo che li capisse davvero. Questo lo portò a diventare un forte critico dell’intelligenza artificiale, avvertendo del pericolo di confondere la simulazione dell’intelligenza con l’intelligenza stessa.